Giacomo Angarano: la tesi sul “Carro Trionfale” all’Accademia di Belle Arti di Bari.

Non è un caso che sia capitata tra le mani della nostra Associazione la tesi discussa presso l’Accademia Belle Arti di Bari dal carissimo amico Giacomo Angarano,  pubblichiamo un breve passo molto interessante.

Il “carro” nel progetto di Michele De Napoli

 

Per cominciare, una domanda: dopo secoli di progetti, invenzioni ed innumerevoli gare di appalto, a chi appartiene la versione attuale del “carro trionfale” giunto sino a noi?

Come ogni anno, la civica Amministrazione del Comune di Terlizzi bandiva una gara di appalto per il lavoro di progettazione e relativa costruzione della   macchina processionale. Nel 1868 la suddetta amministrazione, presieduta da Michele De Napoli, incarica lo stesso sindaco della realizzazione del carro trionfale per l’edizione della festa Patronale di quell’anno. E’ il momento in cui la storia artistica del “carro” tocca il suo apice, divenendo una sintesi perfetta di tutti i progetti che erano stati realizzati dai primi del ‘700.

Questo certamente sta a significare che al tempo c’erano delle buone basi strutturali e simboliche, che rappresentavano il dato invariante per la costruzione del nuovo carro trionfale. Infatti il carro di Terlizzi rispecchiava le caratteristiche tradizionali e le esigenze dettate da motivi di culto, come la scalinata dove prendevano posto musici o bambini e il baldacchino dove poter collocare l’immagine della Madonna. L’unica variante possibile in cui far emergere l’estro dell’artista era quella di carattere figurativo, che doveva assolutamente risolversi con un risultato che mettesse nettamente in luce le qualità del De Napoli. Egli incarica per la realizzazione materiale (non pittorica) dell’allestimento, lo scenografo foggiano Raffaele Affaitati. Il lavoro, lungo e dispendioso, vede il sindaco De Napoli nella doppia figura di responsabile del progetto e di artista criticamente affermato, cui a cuore la buona riuscita dell’opera – affiancato all’Affaitati, il quale abbina passione e tanta esperienza per cercare di non deludere le aspettative primo, esigentissimo di giudizio imparziale, profondo conoscitore dell’arte e della tecnica.

Sin dall’inizio dell’operazione sono state messe in luce le caratteristiche fondamentali che il “carro” doveva necessariamente possedere, in relazione anche ad un desiderio artistico del De Napoli, che coordinava i lavori. Per poterci rendere conto dell’idea tecnica che l’artista aveva progettato per la realizzazione dell’opera, riporto in |poche righe un estratto del volume scritto proprio dal De Napoli sul risanamento della città di Terlizzi, nel quale affronta un diretto riferimento agli edifici e ai monumenti sollevati da terra, come appunto il carro trionfale: “Gli edifizii, massime quelli di carattere monumentale e sacrati al culto divino, vogliono andare secondo lor natura spiccati dal suolo, pel concetto medesimo onde vennero lanciate ad altezza ardita le cuspidi delle costruzioni archiacute, a signifìcare cioè, similmente che le grandi scalee innanzi ai templi, il risollevarsi dell’umano pensiero dalle tribolazioni della terra alla quieta pace del cielo”.(1)

Nella parte antecedente all’incarico ci fu comunque, come già riferito, una gara d’appalto che aveva concesso al Sindaco De Napoli il privilegio della progettazione dell’opera tramite contratto stipulato con l’amministrazione comunale, appaltatrice dei lavori, in cui si inserisce il nome dell’Affaitati quale scenografo scelto dallo stesso sindaco. Riporto qui testualmente, uno stralcio del contratto stipulato il 23 Febbraio 1868, ritrovato decenni più tardi dal prof. Alessandro Pappagallo: “L’Affaitati assume l’incarico di fare il Carro. Il detto carro esso Affaitati si obbliga di eseguire secondo il disegno dello stesso signor Sindaco annesso alla presente e firmato dall’intera giunta comunale unitamente allo Affaitati tanto nelle dimensioni che in ogni sua parte, e di tenerlo compiuto apprestato nel giorno della festa”. Questo sta certamente ad indicare la competenza principale dello scenografo, che consiste nel mettere in pratica l’idea progettata e definita per dimensione e contenuto allegorico, dallo stesso sindaco De Napoli.

Allo stesso contratto è allegato il medesimo progetto del Carro già citato: tale progetto riproduce un disegno del carro trionfale eseguito proprio dall’artista, in cui l’opera risulta definita in ogni sua componente tecnica ed artistica. Il disegno riporta la stessa data del contratto.

Ancora un passo importante del contratto per la realizzazione dell’opera, riguarda questa volta vicende di carattere economico:”Per detto carro”, continua il documento, “resta a carico e spesa del Municipio il materiale a esclusione del montaggio di tutta l’ossatura. L’illuminazione sarà del pari a spesa del Municipio, e resta l’altra parte a carico e spesa di esso Affaitati tutto ciò che appartiene al rivestimento esteriore o in qualunque modo visibile, come a dire telari di tela flanella rivestiti di carta lucida di Francia con sottoposto paramento di carta ordinaria e dipinture d’ogni genere, dorature d’oro di Germania di prima qualità a mordente, bassorilievi in carta… dorati, ornamenti in cartapesta, paramenti di drappi, veli e quant’altro il detto disegno contiene e conseguentemente… il materiale bisognevole a tali opere; la necessaria cooperazione di mastrodascia per li sopradetti telai resta a carico dell’Affaitati”.(2)

Il documento è chiarissimo sia per quanto riguarda la divisione delle spese tra Comune ed artefici del lavoro, che per una nostra più approfondita conoscenza dei materiali adoperati all’epoca per la realizzazione del carro. Una fondamentale iscrizione qui citata, ci fa apprendere che il prezioso apparato doveva essere conservato “per gli anni avvenire”.

A conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che l’intera amministrazione e tutta la cittadinanza avesse ritenuto di granpregio offrire la realizzazione dell’apparato trionfale a Michele De Napoli, c’è il desiderio della stessa giunta comunale, contrariamente a tutte le amministrazioni avvicendatesi in precedenza, di perpetuare la soluzione prevista dallo stesso artista anche in futuro. Forse avevano intuito che la storia artistica del carro aveva raggiunto in quel momento il suo punto più alto e prestigioso, che non poteva di certo essere valicato. Infatti il carro all’ormai famosa festa patronale del 1868, fu smontato, per essere riutilizzato negli anni a venire.

Il “carro” del De Napoli in questa foto del 1964

 

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