“Il carro trionfale dall’incendio alla ricostruzione”

Una rassegna stampa curata dal prof. Vito de Leo

Dopo 17 anni gli autori dell’incendio del maestoso Carro Trionfale non sono stati ancora identificati. Affinché non si dimentichi, il presidente del Centro Studi Politici “A. Moro”, prof. Vito De Leo, ha curato e diffuso una rassegna stampa intitolata “Il Carro Trionfale di Terlizzi dall’incendio alla ricostruzione” che ripercorre un anno di cronache giornalistiche, pubblicate sui periodici locali.

Il volume parte dal 23 agosto 1991, quando la Gazzetta del Mezzogiorno, per prima, pubblicò, nell’incredulità generale, la notizia dell’insano gesto rimasto ancora impunito, fino a quando la stessa testata annunciava, nel luglio successivo, che la grandiosa “macchina da festa”, ricostruita con il contributo dei cittadini, degli ebanisti fratelli Tangari, del compianto arch. Michele Gargano, degli storici mons. Gaetano Valente e Angelo D’Ambrosio e dell’Amministrazione Maggialetti avrebbe ripercorso, con il suo carico di bambini festanti e preceduta dal pastorello e dalla bianca pecora, le strade cittadine tra due ali di folla osannanti l’icona della Madonna di Sovereto, eletta santa patrona della città di Terlizzi.

“Nel curare questa Rassegna stampa sul Carro Trionfale – dichiara nella prefazione il prof. Vito De Leo – ho cercato di attenermi a queste tre regole fondamentali: scrivere il meno possibile, far parlare il più possibile, non sovrapporre mai le mie opinioni.

Queste tre regole, sono alla base di questa sistematica e cronologicamente ordinata Rassegna stampa di quanto è stato pubblicato, nell’arco di dodici mesi, sui giornali regionali e locali (La Gazzetta del Mezzogiorno, Puglia, Luce e Vita, Terlizzi’ 87, lì Confronto delle idee), a tutto il mese di luglio 1992, sul Carro Trionfale di Terlizzi”.

La distruzione di questa meravigliosa “macchina da festa” suscitò – com’è noto – notevole commozione, sdegno e sgomento presso l’intera popolazione. Di questi sentimenti si resero interpreti a più riprese, ma anche in modo sempre più labile (man mano che il tempo passava), la Civica Amministrazione e il Consiglio comunale dell’epoca, le istituzioni religiose, i partiti, i sindacati le organizzazioni sociali, culturali e di categoria e, naturalmente, il Comitato Feste Patronali.

Esecrazioni, proteste, polemiche, commenti appelli, inviti, proposte, deliberati documenti, ordini del giorno, manifestazioni, marce, iniziative varie ebbero – grazie ai corrispondenti locali di radio, tv e giornali – una puntuale e circostanziata eco sui quotidiani pugliesi e sui periodici terlizzesi lasciando così una traccia documentaria di apprezzabile interesse cronachistico.

“La carta stampata – continua il redattore – nonostante la soffocante invadenza dei mezzi radiotelevisivi, se non se ne fa un uso fugace e superficiale, all’occorrenza, può diventare una fonte documentaria facilmente reperibile e consultabile da chi vuole conservare la memoria storica di fatti, avvenimenti e personaggi assurti all’onore della cronaca in un determinato periodo storico.

Articoli cronache, commenti, lettere, volantini, manifesti, verbali, deliberazioni ordini del giorno – una volta pubblicati – se pazientemente ricercati, selezionati, ordinati intorno ad un unico centro d’interesse – possono dare luogo ad un dossier, un’antologia, una rassegna inedita ed originale, che può diventare – sol che lo si voglia – occasione e strumento di maggiore consapevolezza, di più approfondita riflessione, di più efficace iniziativa per impedire che l’equivoco, la demagogia, l’indifferenza e l’oblìo prevalgano sulla capacità di reazione e di recupero di quei valori tradizionalmente rappresentati dal Carro Trionfale di Terlizzi”.

“In queste pagine – secondo il curatore – si rivive, evidentemente, il dramma di un popolo. Un popolo proditoriamente colpito nel più profondo della sua coscienza morale, civile, religjosa, ma anche capace di una composta e civile reazione alla violenza che, purtroppo, nello stesso periodo e a tutt’oggi ha continuato e continua a colpire in modo sempre più arrogante e crescente persone e cose, giovani donne e bambini onesti cittadini e laboriosi imprenditori.

In questi ritagli di giornale, infatti, parla la gente comune e la gente importante, a volte per puro sfogo; altre per chiedersi semplicemente “’Perché?”; altre per ricostruire fatti ed episodi; altre per individuare cause, denunciare presunti responsabili, paventare pericoli; altre per sensibilizzare, lanciare appelli, richiedere contributi; altre, infine, per mettersi in mostra, per polemizzare, per fare demagogia.

Ma da queste cronache emergono anche la tristezza di tanti cittadini per l’abbandono del proprio paese alla parte peggiore di se stesso, lo sconforto della parte migliore della società per la caduta dei valori fondamentali della convivenza civile, il rimpianto dei più anziani per tempi che non sono più, il disorientamento dei giovani per un futuro sempre più incerto.

Accanto a tutto questo, però, altre forze, altre volontà, altre energie si sono sprigionate in un anelito di riscossa e di ricostruzione, di recupero perché quanto è stato sottratto alla religione, alla tradizione, alla comunità fosse restituito integro e ugualmente maestoso. Perché ciò che appartiene alla nostra memoria, alla nostra fede, alla nostra speranza di pace non venisse travolto dall’oblio, che – a differenza del fuoco – non lascia neanche la cenere.

Ecco perché – conclude il prof. Vito De Leo nella prefazione – i resoconti, i commenti giornalistici, i documenti e le foto posti come pietre miliari sulla strada del nostro passato prossimo possono, a ben vedere, rappresentare un significativo assemblaggio di fonti storiche, utili soprattutto a chi di questo infausto periodo della nostra storia, caratterizzato sempre più dalla violenza gratuita, non motivata, sproporzionata, vorrà in futuro farne oggetto di studio, analisi, riflessione e d’insegnamento”.
Nicolò Marino Ceci

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